🔲 NEGAZIONISMO DA TRAUMA STORICO

Non solo non è semplice accettare che un evento imprevisto provochi un cambiamento radicale ed irreversibile nelle nostre vite, ma è ancora più complicato assumersi la responsabilità dell’azione in circostanze che impongono decisioni tempestive e difficili, perché la storia, nella tragicità dei suoi snodi epocali, non si presenta con varie opzioni di scelta, ma ha l’inesorabilità di un calcio di rigore. Chi non riesce a sopportare questo “peso”, subisce quello che potrebbe essere definito una sorta di “trauma da evento”, in senso psicologico-esistenziale, e che io considero all’origine dei vari negazionismi recenti collegati all’attualità. Perché la negazione rassicura, ha una funzione protettiva sia per l’individuo che per la collettività, ma è un sistema difensivo fragile, in quanto costruito su presupposti  fasulli, che può reggersi solo se  alimentato da una distorsione continua dei fatti, dalle fake news. Il negazionismo spegne le nostre paure con la auto convinzione di non essere in pericolo, perché questo  pericolo è presentato come inesistente oppure creato da un potere occulto e manipolatore. In un dibattito televisivo recente, ho sentito un intellettuale, ultimamente molto di moda, sostenere che bisogna “pensare in maniera complessa”. Io aggiungerei due ulteriori precetti per non farsi abbindolare dai ragionamenti ipocriti di chi vuole camuffare ciò che veramente pensa, poiché è consapevole di dire delle cose che non hanno una base concreta di riscontro. Uno:  non complicare le cose che si presentano nella loro cruda semplicità. Due: non perdere tempo a cavillare su elementi di contorno per non affrontare il problema, o i problemi, fondamentali. Invece l’approccio negazionista dei pensatori che danno voce ai “traumatizzati dalla storia” si muove in direzione opposta: partendo da una presunta complessità dell’analisi (non esente da una buona dose di disonestà), vuole evitare di fronteggiare l’obiettività degli accadimenti, molte volte fondando le proprie argomentazioni su elementi di secondo piano. Alla lunga, però, l’esito di questa strategia di evitamento è sempre lo stesso: essere messi all’angolo dalla storia e finire al tappeto sotto i colpi di ciò che non si è avuto il coraggio di riconoscere al suo primo manifestarsi. 

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